Kyrgios shock: “Ero dipendente dal dolore, Murray mi ha salvato”
Il tennista australiano si racconta a cuore aperto: “Odiavo me stesso, bevevo tutte le sere”
Nick Kyrgios è stato lontano dai campi da gioco per tutto il 2023 eccetto una veloce comparsata in quel di Stoccarda. Si parla tanto del tennista australiano, sempre al centro delle conversazioni soprattutto degli appassionati aussie. Il finalista di Wimbledon 2022 ha rilasciato delle dichiarazioni scioccanti al programma Piers Morgan Uncensored su TalkTV: “Ho passato un periodo buio. Ho vinto titoli ATP bevendo tutte le sere, auto lesionandomi, bruciandomi il braccio, tagliandomi per divertimento. Ero diventato dipendente dal dolore. Farmi del male era una dipendenza: odiavo me stesso. Odiavo svegliarmi la mattina ed essere Nick Kyrgios”.
Kyrgios ha raccontato di essere stato aiutato notevolmente da Andy Murray nei periodi più difficili: “Andy mi è sempre stato di grande supporto, fin dagli inizi della mia carriera. Appena arrivato al circuito, ha visto che avevo potenzialmente tanto talento e subito mi è stato vicino. E’ rimasto sempre vicino a me per qualunque cosa avessi bisogno. Un giorno ha visto i segni delle ferite che mi auto infliggevo e mi ha chiesto ‘Che cos’hai sul braccio?’ In quel momento stavo davvero molto male. Andy cercava di darmi consigli e di aiutarmi, ma ero così chiuso in me stesso che in quel momento non sentivo i consigli di nessuno. Ma lui c’era e mi ha aiutato. Ancora oggi gli sono molto grato, lo ringrazio moltissimo per quello che ha fatto per me”.
Adesso il peggio è passato per il tennista di Canberra che sta cercando di aiutare persone con gli stessi problemi che ha vissuto: “Credo che, dopo essermi aperto e aver raccontato tutti i problemi che ho vissuto, io sia stato in grado di aiutare molte persone. Quando ci si sente sopraffatti, ricorrendo alla droga o all’alcol, è necessario diventare consapevoli della situazione e aprirsi. Posso mettermi nei loro panni e capire i loro problemi. Diverse persone mi mandano foto su Instagram in cui dicono di volersi suicidare. Ho avuto conversazioni con queste persone, a volte anche telefonate. Noto che spesso fa la differenza poter parlare con loro, raccontare e aiutarle ad uscire da questo tunnel”.
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