Daniil Medvedev, tennista russo attuale numero 2 al mondo nato l’11 febbraio 1996, è ormai riconosciuto da tutti come uno dei tennisti più costanti e pericolosi del circuito ATP.
Tennista dal gioco molto solido dotato di un ottimo rovescio, un servizio efficace ed una tenuta fisica / difensiva seconda solo a Novak Djokovic; si possono definire punti deboli il dritto (più macchinoso nel movimento e meno efficace rispetto al rovescio bimane) ed il gioco a rete nel quale comunque si difende discretamente quando serve.
Non c’è bisogno di elencare il parlamares oppure l’ottimo Australian Open appena disputato, mi vorrei soffermare su un aspetto che ritengo fondamentale per qualsiasi sport o aspetto della propria vita lavorativa, perchè in questo caso le cose combaciano: IL CARATTERE.
Anche nell’ultimo major appena disputato abbiamo avuto modo di assistere a torto o ragione ad alcune sfuriate o ad alcuni siparietti andati in onda a volte con il giudice di sedia di turno a volte (o per meglio dire spesso) con il pubblico sugli spalti, colpevole di un comportamento non proprio corretto secondo il russo.
Potrei dilungarmi sugli episodi in particolare ma vorrei andare oltre perchè ciò che mi interessa sottolineare è la facilità con la quale si decontrentra momentaneamente dal match anche nei momenti più delicati inconsapevole involontariamente del fatto che restare concentrati ti può portare punti anche nei momenti dove le gambe vengono a mancare.
Bisognerebbe capire bene il motivo delle sue “sfuriate”; si tratta di una parte del personaggio Medvedev oppure si tratta di un aspetto fragile del suo carattere che lo potrebbe limitare nella sua seppur giovane carriera?
Più volte nella storia del tennis abbiamo avuto a che fare con personaggi che hanno fatto della protesta (o dello show a seconda di come lo si vuole vedere) il proprio marchio di fabbrica, chi non ricorda la leggenda John McEnroe e le sue famose discussioni arbitrali? Ora sia chiaro non voglio paragonare minimamente una leggenda ad un tennista che ancora deve scrivere la sua storia sportiva a pieno ma per far capire l’argomento trattato mi pare il paragone migliore da poter prendere come esempio.
Medveded nello specifico ha lamentato nella conferenza stampa post-finale degli AO il fatto che il pubblico spesso non è dalla sua parte e quei pochi che sente tifare per lui vengono puntualmente coperti da centinaia di fischi dei presenti, ha ammesso candicamente che ciò che riteneva un sogno da bambino (giocare davanti a migliaia di tifosi) ora non è più tale e giocherà solamente per se stesso e chi gli è più vicino.
Probabile che queste parole derivino dalla delusione della sconfitta quindi possiamo essere d’accordo o no con queste dichiarazioni, ognuno giustamente può farsi la propria idea e opinione in merito, ma ciò che mi chiedo io è semplicemente: è colpa del pubblico di tutti i palazzetti oppure è il caso di cambiare qualcosa nel modo di porsi alla gente? Se la protesta nei confronti del giudice di sedia a volte è comprensibile come nel caso del match contro Tsitsipas ( dove si è trovato palesemente davanti ad un reiterato coaching del papà/allenatore del tennista greco ) che bisogno c’è invece di attirarsi le inimicizie del pubblico provocandolo come nel caso di un suo clamoroso errore a rete contro Nadal in una fase delicata della partita? A mio modesto parere il rumoreggiare del pubblico era dovuto semplicemente ad un errore che da un tennista del suo calibro non ci si aspettava più che ad una scarsa simpatia nei suoi confronti, a maggior ragione quindi la situazione mi avrebbe suggerito una maggior concentrazione da ritrovare per il punto successivo e non l’attirarmi fischi senza alcun motivo.
Basta prendere come esempio campioni come lo stesso Nadal affrontato in questa finale, dopo due set giocati al di sotto dei suoi standard con diversi errori gratuiti per lui inusuali ha raccolto tutte le energie mentali in suo possesso ed ha sfoderato 3 set di pura concentrazione e solidità mentale approfittando del momentaneo calo psico-fisico del rivale.
A mio parere l’ultimo step che deve affrontare Medvedev è proprio questo; non si tratta di concentrazione o tecnica che sicuramente non gli mancano, ma si tratta semplicemente di trasformare la rabbia e le ostilità in un punto di forza da mettere in campo anzichè una debolezza da mostrare a pubblico ed avversario.
Siamo sicuri che i tornei vinti diventeranno tanti e che il suo team farà in modo di aiutarlo in ogni aspetto del suo gioco e del suo carattere; tecnica e mentalità non mancano di certo , ma sicuramente ci sono diversi aspetti da poter approfondire soprattutto da quest’ultima sconfitta.
Il tennis non è solo braccio e fisico ma trattandosi di uno sport dove si è da soli contro un avversario bisogna curare molto anche l’aspetto mentale in quanto in campo si affrontano spesso momenti di difficoltà che nessuno ti aiuterà a risolvere; è proprio in questi momenti che spesso si decide una partita se non addirittura un intero torneo.